Necrosi della testa del femore di cosa si tratta

Necrosi della testa del femore: di cosa si tratta?

Necrosi della testa del femore: partiamo dal principio.

 

La necrosi della testa del femore è una condizione in cui il tessuto osseo e i tessuti circostanti subiscono una degenerazione a causa di un’interruzione del flusso sanguigno. E’ un fenomeno in cui una struttura del corpo, una cellula, un tessuto o un organo, subisce un’alterazione irreversibile che ne causa la morte.

Il femore è composto da tre parti: la testa, il collo e il massiccio trocanterico.
Le arterie circonflesse e retinacolari sono responsabili di rifornire di sangue ossigenato la testa e il collo del femore. Se queste arterie subiscono un danno, come in seguito a una frattura del femore, l’apporto di sangue può essere interrotto e questo favorisce la necrosi del tessuto.

Poiché il femore non ha vasi che possano portare sangue in caso di rottura delle arterie principali, la testa è particolarmente predisposta alla necrosi.

 

Quali sono le cause della necrosi della testa del femore?

La necrosi della testa del femore può essere causata da molteplici fattori, suddivisi in traumatici e non traumatici.

Le cause traumatiche possono derivare da fratture della testa o del collo del femore o da lussazione dell’anca, in quanto queste lesioni possono danneggiare le arterie principali e favorire la necrosi. Tale condizione è particolarmente comune negli anziani, soprattutto a seguito di una caduta, ma può verificarsi anche in giovani, ad esempio in caso di incidenti o traumi.

Le cause non traumatiche sono spesso incerte. Si ritiene che fattori genetici o problemi della coagulazione non rilevati possano giocare un ruolo importante. Inoltre, l’uso prolungato di corticosteroidi, l’abuso di alcol e patologie del sistema cardiocircolatorio possono favorire la comparsa di necrosi.

 

Quali sono i sintomi della necrosi della testa del femore?

Il dolore rappresenta il sintomo principale e iniziale dell’affezione, manifestandosi nell’area dell’inguine ma può irradiarsi nella coscia e/o al gluteo, comparendo anche a riposo. In presenza di movimenti o caricando l’arto, tende ad aggravarsi rendendo difficoltoso attività come quella di fare le scale o addirittura camminare.

In tali circostanze, il paziente potrebbe zoppicare per cercare di non dover sostenere il peso in modo da non avvertire dolore all’arto interessato.

 

Che esami fare per diagnosticare questa patologia?

Per una diagnosi dettagliata, si consiglia di fare una risonanza magnetica o una TAC, che permettono di visualizzare in modo più preciso l’estensione della lesione. La risonanza magnetica è particolarmente utile per identificare lesioni allo stadio iniziale.

 

A chi rivolgersi per una corretta diagnosi?

E’ consigliabile consultare un ortopedico, il quale per ottenere una diagnosi accurata, suddividerà la visita nelle seguenti fasi:

  • Indagine: esamina l’inizio del dolore, i fattori che possono peggiorare o migliorare i sintomi, eventuali traumi o stili di vita che possono influire sul problema.
  • Valutazione: studia il movimento dell’arto inferiore e dell’anca, la forza muscolare e altri parametri del movimento.
  • Diagnosi: se necessario, richiederà ulteriori esami come una risonanza magnetica, raggi X o una TAC.
  • Elaborazione della diagnosi: in base ai dati raccolti durante le fasi precedenti e ai risultati degli esami diagnostici, elabora un’ipotesi di diagnosi.

 

Cura e trattamento.

La cura della necrosi della testa del femore dipende da diversi fattori, come lo stadio della malattia, le valutazioni del medico e le caratteristiche del paziente.

Per ottenere risultati migliori, è importante individuare la malattia in fase iniziale, anche se può essere difficile farlo poiché il dolore spesso non si presenta subito.

Nei pazienti giovani, la necrosi viene curata preferibilmente con trattamenti non invasivi e terapie farmacologiche, evitando l’impianto di una protesi all’anca che potrebbe deteriorarsi e richiedere sostituzione in futuro.

Nelle fasi avanzate della malattia o secondo le decisioni dell’ortopedico, il trattamento chirurgico, in particolare l’impianto di una protesi d’anca, può essere consigliato, soprattutto nei pazienti anziani.

 

Quali conseguenze si possono avere dopo una necrosi dell’anca?

Dopo una necrosi dell’anca, il paziente può riscontrare difficoltà nella funzionalità dell’articolazione, che potrebbe risultare rigida e limitata nei movimenti.

Durante le attività in carico, potrebbe sbilanciarsi nei movimenti, spostando il peso del corpo sull’arto sano ed evitando di caricare sull’arto dolorante. Inoltre, l’arto inferiore colpito potrebbe diventare più debole se non viene utilizzato per alcune settimane.

È fondamentale eseguire un percorso di riabilitazione per gestire e ridurre il dolore attraverso l’uso di esercizi specifici, mantenendo la funzione dell’anca e prevenendo rigidità e limitazioni nei movimenti.

Inoltre, è importante rafforzare i muscoli di tutto l’arto inferiore per migliorare la stabilità dell’articolazione e abituare gradualmente l’anca al carico progressivo.

In caso di intervento chirurgico invasivo, la riabilitazione dovrebbe cominciare il prima possibile per velocizzare i tempi di recupero.

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